giovedì 20 ottobre 2016

Le interviste (8) - Yami (scrittrice)

LE INTERVISTE (8)
YAMI
(intervista a cura di Matteo Pugliares)



Oggi sono in compagnia di Yami, autrice di “Il bambino di latte e altre storie” pubblicato dalla Casa Editrice Kimerik.
Ciao Yami, benvenuta nel mio blog. Ti va di presentarti?
Buon pomeriggio e grazie per avermi ospitata nel tuo Blog.
Il mio nome d’arte, Yami, deriva da una parola giapponese che significa “oscurità”: l’ho scelto perché quando scrivo attingo alla parte più nascosta del mio essere, a idee e sentimenti che nemmeno chi vive con me da anni ancora ha imparato a conoscere. Sono una ragazza piena di interessi e alla quale piace dare sfogo alla propria creatività tramite il disegno, la scrittura, il cucito, il cosplay. Amo la musica, che molto spesso mi accompagna anche durante la stesura di alcune scene dei miei romanzi o dei miei racconti ed è grande fonte d’ispirazione oltre a essere una fonte di energia che ricarica il mio spirito.
Amo la cultura e le produzioni artistiche asiatiche, in particolare quelle giapponesi e sudcoreane, quindi anime, manga, live action, drama, jrock e kpop. E poi naturalmente mi piace molto leggere.

Il tuo libro è una raccolta di racconti. Ce ne parli?
“Il bambino di latte e altre storie” è la mia terza pubblicazione e si discosta un po’ dalle precedenti: l’elemento fantasy rimane sempre quello predominante in tutte le storie, ma a differenza delle mie precedenti produzioni, che erano caratterizzate maggiormente dalla presenza di misteri, dalla paura nei confronti dell’ignoto e da angosce, i racconti contenuti in questa raccolta lasciano spazio a sentimenti e atmosfere positive. Ci sono favole pensate per gli adulti che amano ancora sognare e che vorrebbero poter continuare a guardare il mondo con occhi innocenti e ci sono racconti sotto forma di parabole che invitano  ad aprire gli occhi e riscoprire valori e sentimenti che sembrano destinati a estinguersi, quantomeno nel nostro occidente.
Come e quando è nata la tua passione per la scrittura?
Il mio legame con la scrittura è nato in modo del tutto casuale, come una necessità e non come una passione coltivata sin dall’infanzia. Ho sempre avuto una fervida immaginazione, ma per buona parte della mia vita sono stata più propensa a perdermi nelle mie fantasie senza sentire la necessità di metterle per iscritto, salvo rarissime occasioni che sono comunque sfumate o rimaste incompiute. La svolta vera e propria è avvenuta nel Giugno del 2009, quando ho sentito l’improvviso bisogno di mettere per iscritto tutte quelle riflessioni e quei sentimenti che avevo tenuto dentro per anni, represse e nascoste nel mio intimo. Da lì, in circa tre mesi, è nato il mio primo romanzo di oltre 400 pagine e da allora non ho più smesso: è stato come se dentro di me si fosse attivato qualcosa, come se mi avessero affidato la missione di comunicare dei messaggi sotto forma di storie. Oltretutto, a detta dei miei lettori, le storie che narro lasciano come un’impronta dentro di loro e spesso innescano riflessioni e cambiamenti positivi.
Non mi dispiacerebbe se ciò che creo un giorno potesse diventare il mio vero lavoro.

Viviamo in un paese, l’Italia, sempre agli ultimi posti in Europa per numero di lettori. Cosa potrebbe essere utile, a tuo parere, per incentivare la lettura?
Purtroppo in Italia qualunque cosa è stata svalutata e l’arte e la cultura, che potrebbero essere la fonte primaria del nostro benessere non solo economico ma anche mentale e psicofisico, al contrario sono state le prime cose a essere sacrificate e svalorizzate. L’assenza di serietà e di valori genera mancanza di interesse verso qualunque cosa che non sia facilmente raggiungibile e ottenibile. La lettura è una forma di arricchimento immateriale, per cui tutto ciò che non è immediatamente tangibile viene scartato. Ho sentito ragazzi dire che la lettura è una perdita di tempo, che solo gli sfigati comprano e leggono libri, che è inutile. Questo dimostra che alla base c’è un approccio completamente sbagliato: se una cosa non mi procura benessere materiale immediato è inutile. Ecco perché la lettura, la cultura, ma anche lo studio, l’educazione, il rispetto e molti valori importanti sui quali si fondava una civiltà si stanno completamente perdendo, favorendo ignoranza e superficialità. Se vogliamo un cambiamento dovremmo innanzitutto smettere di incentivare l’ignoranza.

Progetti di “scrittura” per il futuro? Altri libri vedranno la luce?
Il mio primo romanzo, Immagina, ha avuto un’ottima accoglienza da parte del pubblico, ma purtroppo anche l’enorme sfortuna di essere stato pubblicato da due editori free poco professionali che non hanno fatto promozione e distribuzione, hanno avuto problemi con molti dei loro autori e infine hanno entrambi chiuso i battenti.
La mia speranza è quella di riuscire a trovare un editore serio e affidabile che accetti di ripubblicare di nuovo un romanzo che, a detta dei suoi lettori e non mia, ha delle ottime potenzialità: aveva ricevuto suggerimenti e proposte per trasposizioni in graphic novel, web serie e  film, tutti progetti falliti a causa della mancanza di un supporto solido e serio alle mie spalle. Inoltre spero di riuscire a riprendere e finire il più presto possibile lo spin-off di Immagina al quale stavo lavorando già nel 2010, di continuare a vincere concorsi per far conoscere le mie storie e i loro personaggi e di pubblicare tutti gli altri racconti che ancora risultano inediti.

Sempre a proposito di scrittura, quali generi preferisci? E quali autori?
Principalmente leggo romanzi o racconti fantasy, d’avventura, gialli, noir, thriller e horror.
I miei autori preferiti in assoluto sono E. A. Poe e A. C. Doyle.

Per gli autori non è sempre facile trovare degli editori che fanno bene il loro lavoro. Ci parli del tuo rapporto con la Casa Editrice Kimerik?
Con la Casa editrice Kimerik mi trovo molto bene: partecipano a molti eventi e fiere letterarie non solo sul territorio nazionale ma anche all’estero. Oltretutto organizzano concorsi letterari, sono molto attivi con la promozione sui social e ogni volta che comunico loro un invito per un’intervista, una presentazione o un concorso mi rispondono immediatamente, fornendomi le informazioni e il materiale necessario, cosa che non accadeva con gli altri due editori (dei quali non farò i nomi).

Di là della scrittura, hai altri progetti?
Spero di viaggiare ancora all’estero, di tornare in Corea del Sud o magari riuscire a visitare il Giappone. Spero di riuscire ad avanzare ancora nei miei studi di lingua coreana. E poi, come tanti, spero di trovare un lavoro perché purtroppo riempio le file dei disoccupati come milioni di altri giovani.

Infine, com’è che hai deciso di accettare questa intervista per il mio blog, visto che lo leggono solo i miei amici?
Mi piace fare nuove amicizie! Non cerco onori e gloria: che sia in una grande piazza o in un piccolo salottino virtuale, mi piace l’idea di poter raggiungere anche una sola persona e fornirgli la possibilità di ascoltare e considerare un punto di vista o un’esperienza di vita che sia diversa da quelle che ha conosciuto.


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