sabato 19 dicembre 2015

Gli "Auguri scomodi" di don Tonino Bello

GLI "AUGURI SCOMODI"
DI DON TONINO BELLO
Sempre attuali gli "Auguri scomodi" di don Tonino Bello...

“Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire…

Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio…
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate…
Giuseppe che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro…
I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. I pastori che vegliano nella notte “facendo la guardia al gregge” e scrutano l’aurora vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza”.
Tonino Bello, vescovo

 

sabato 5 dicembre 2015

A chi appartiene la merda siciliana?

A CHI APPARTIENE LA MERDA SICILIANA?
 Ognuno la pensa come vuole, ci mancherebbe, io non mi sento nè offeso nè scandalizzato dalle parole di Vecchioni. Ho detto cose peggiori alla mia terra che, nessuno lo può mettere in dubbio, adoro, con tutte le sue contraddizioni.
Questa merda di cui tutti parlano, diciamola tutta, metà ce l'hanno data e metà l'abbiamo creata da noi...
Avessimo uno scatto d'orgoglio cominceremmo a ripulire quella nostra e rimandare indietro quella degli altri.
Nel frattempo continuate a votare la peggiore classe politica possibile, perchè questa i siciliani hanno votato negli ultimi non so più quanti anni. E, certamente, nessun milanese è venuto a votare in Sicilia.
Un po' ce la cerchiamo e chi lo nega ho paura che nega l'evidenza.
Detto tutto ciò, continuo a pensare che siamo una terra così tanto ricca di arte, cultura e chi più ne ha più ne metta, che è veramente assurdo come ci siamo ridotti.
E buonanotte!

sabato 28 novembre 2015

Le interviste (3) - Roberta Tamiso (scrittrice)

LE INTERVISTE (3)
ROBERTA TAMISO (SCRITTRICE)
(intervista a cura di Matteo Pugliares)

Oggi,  sono in compagnia di Roberta Tamiso, autrice di “L’estate di Flora” pubblicato da Edizioni Creativa.
Ciao Roberta, benvenuta nel mio blog. Ti va di presentarti?
Ciao Matteo, ti ringrazio tanto per avermi invitato, è un grande piacere!
Di me ti dico che sono una persona molto timida e solitaria, vivo ad Ascoli Piceno dove lavoro in un’azienda chimica. Il lavoro non mi lascia molto tempo libero, ma quando posso mi dedico completamente alle mie passioni. La scrittura ovviamente, la lettura e la musica. Se potessi vedrei un concerto al giorno e credo di non aver mai trascorso un giorno della mia vita senza ascoltare musica per almeno 5 minuti. Mi piace molto anche il cinema, specialmente quello orientale. E poi amo molto gli animali, ho due cagnoline che adoro.
Il tuo romanzo “L’estate di Flora” è stato appena pubblicato. Ce ne parli?
Mi piace definire “L’estate di Flora” un romanzo sull’amore sebbene siano diversi i temi trattati. Ma è l’amore ciò che a mio parere ne fa da padrone: amore che nasce in condizioni sfavorevoli, laddove nessuno se lo aspetterebbe. Un amore adolescenziale che nasce da un feroce stupro e che si fa pian piano passione travolgente. E’ un amore che nasce paradossalmente dall’odio, da sentimenti spregevoli di risentimento e vendetta. Flora può essere definita un’outsider, una ragazza molto giovane che non ha un posto nel mondo, solitaria e patologicamente timida che sente di avere affinità soltanto con la persona che più di ogni altra le ha fatto del male. Il rapporto tra Flora e Narciso non è l’unico che il romanzo affronta. C’è anche quello tra la ragazza e sua zia Concetta, una donna molto dura, a cui il destino ha tolto un figlio in maniera tragica. Flora si trova a vivere con sua zia un’intera estate e ci tiene particolarmente a essere accettata da lei. Ma per Concetta è impossibile amare ancora qualcuno dopo la morte di suo figlio…
 L’estate di Flora è un romanzo sulla complessità delle relazioni tra persone, su come ogni essere umano sia imprevedibile e impossibile da incasellare. Su come tutto può rivelarsi diverso da come appare. Su come le esperienze vissute possono cambiare e stravolgere anche le convinzioni più radicate.
Come e quando è nata la tua passione per la scrittura?
Ho sempre amato raccontare storie. Storie inventate, costruite sulla base di informazioni raccolte qua e là, facendo la fila in posta, o parlando con il vicino in treno. Non mi sono sempre dedicata alla narrativa. Da piccola mi piaceva disegnare e aggiungere didascalie sotto le immagini. Disegnavo dei volti e poi scrivevo brevi storie per ognuno di essi. Poi l’adolescenza mi ha avvicinata alla poesia, con tutti i suoi tormenti e contrasti ma non credo che i miei componimenti siano degni di lode…nulla di speciale. Poi, abbastanza tardi, ho deciso di raccontare storie più complesse, di dare maggior spazio alla narrazione e così è nato il mio primo romanzo “Io sono Medusa”. L’esperienza del romanzo è stata fantastica perchè mi ha dato la possibilità di far vivere i miei personaggi lasciando loro molto spazio, potendo finalmente muoversi, agire, esprimersi in tutte le loro sfaccettature. Così ho capito che volevo scrivere romanzi e dopo qualche anno ha visto la luce anche “Lucrecia” un lavoro che mi ha dato grandi soddisfazioni e tre riconoscimenti nazionali. Ora con “L’estate di Flora” spero di essere altrettanto fortunata!

Viviamo in un paese, l’Italia, sempre agli ultimi posti in Europa per numero di lettori. Cosa potrebbe essere utile, a tuo parere, per incentivare la lettura?
Temo che l’unica cosa davvero utile sarebbe limitare l’egemonia dei social network. Oggi si legge tutto su wikipedia, facebook o twitter, è tutto a portata di mano, tutto semplice da reperire. Gli scrittori sui social si trasformano in un insieme di aforismi da pubblicare in bacheca a nostro piacimento…solo un nome e una frase che fa al nostro caso in una giornata particolare. Da ragazzina ricordo che la lettura era sempre una ricerca affannosa, una scoperta…gli amici ti consigliavano libri, te li prestavano e quando li si apriva si schiudeva un mondo parallelo, era un meraviglioso modo per vivere altre vite, conoscere nuove sensazioni, esplorare mondi sconosciuti. Nulla era a portata di mano, i libri, le informazioni, la musica, si dovevano cercare e quando ci si trovava davanti a qualcosa di nuovo era una festa. So che i tempi sono cambiati ma credo che il problema fondamentale sia la pigrizia. D’altro canto in libreria si pubblicizzano molto libri di personaggi famosi che si improvvisano scrittori...le cose migliori si trovano negli scaffali impolverati delle retrovie e anche in questo caso…sono da ricercare…Devo però dire che se usati nella giusta misura, i social sono utilissimi per far conoscere nuovi scrittori e tramite il passaparola gli emergenti hanno molte più opportunità di farsi leggere.
Progetti di “scrittura” per il futuro? Altri libri vedranno la luce?
Mi auguro di si, anche se al momento non ho ben chiaro l’argomento. Credo che “L’estate di Flora” mi abbia preso troppe energie e ho bisogno di un periodo di stacco. Mi piacerebbe molto raccontare la storia di una “strega”. So che richiederebbe un grande studio e tanta precisione, e fondamentalmente è un argomento molto lontano dall’attualità (forse) che non attirerebbe molti lettori ad ogni modo è qualcosa che mi piacerebbe molto.
Sempre a proposito di scrittura, quali generi preferisci? E quali autori?
Ho avuto la fortuna di conoscere molto presto gli autori russi. Ho scelto di studiare letteratura russa perché ho sempre amato tantissimo la produzione letteraria di Dostoevskij. Amo il suo modo impietoso di descrivere la mente umana, i suoi meccanismi, smascherarla senza vergogna.  Dostoevskij mi ha fatto capire cosa mi aspettavo da un libro: una scossa forte, qualcosa che mi cambiasse. Qualche anno più tardi mi sono imbattuta in Yukio Mishima e anche con lui, come con Dostoevskij è stato amore a prima vista. Dei suoi lavoro amo soprattutto la perfezione dello stile. E’ un esempio di come un libro dovrebbe essere costruito e scritto. Non ci sono sbavature, tutto s’incastra alla perfezione. Leggere le sue pagine è come abbandonarsi ai suoni della natura, come nuotare. E poi le storie che racconta, i suoi personaggi tormentati, ossessionati, puri sono una meraviglia per me. Credo che “Neve di primavera” sia una delle cose più belle mai scritte.
Non sono gli unici autori che amo. Mi piacciono molto tra gli altri Emile Cioran e Sandor Marai, Kurt Vonnegut e John Fante. Come la maggior parte degli adolescenti ho letto Kerouac e Salinger, ho pianto e sorriso con loro ma oggi rileggendoli mi sento un pò distante dalle quelle sensazioni.

Per gli autori non è sempre facile trovare degli editori che fanno bene il loro lavoro. Ci parli del tuo rapporto con Edizioni Creativa?
Trovare un editore che creda nel tuo lavoro e ti sostenga è molto difficile. Ho avuto una pessima esperienza con il romanzo d’esordio perché mi sono fidata di un editore a cui non interessava affatto il mio lavoro ma solo quel che ne avrebbe ricavato a livello economico. Si, è strano dire questo riguardo ad un’esordiente, eppure ci sono editori che si accontentano di qualche “spicciolo” (talvolta della cifra delle copie acquistate dall’autore per pubblicizzarsi). Non ci fu distribuzione, non ci fu aiuto di nessun tipo. Dopo esperienze del genere ci vuole un attimo a perdere la fiducia e decidere di mollare. Ma non ho mollato e di questo sono felice. E’ a questo punto che ho avuto la fortuna di conoscere Gianluca Ferrara e Fabiola D’Agostino. Un amico comune mi consigliò di partecipare al premio Creativa con il mio inedito che, contrariamente alle mie aspettative, si è classificato secondo. Fui contattata da Fabiola che mi propose la pubblicazione del romanzo e finalmente ho capito quanto sia importante avere un editore che crede in te. Il nostro ottimo rapporto di fiducia è stato suggellato lo scorso ottobre dalla seconda pubblicazione, quella di “L’estate di Flora”. E’ bello quando un editore rispetta il lavoro e le idee dell’autore. E’ importante che gli permetta di esprimere il suo messaggio nel modo in cui sceglie di farlo. Molto spesso in passato mi è stato chiesto di cambiare parte delle mie storie perché troppo “forti”. Credo che un editore serio non chiederebbe mai una cosa del genere. Per questo mi ritengo fortunatissima ad aver incontrato Edizioni Creativa.

Di là della scrittura, hai altri progetti?
Sinceramente sono una persona di pochi progetti e fondamentalmente poco pratica. I miei progetti sono sempre a breve termine. Mi piacerebbe avere più tempo a disposizione per dedicarmi alle mie passioni, viaggiare di più, passare più tempo con le persone a cui voglio bene. Questo è il mio progetto.
Infine, com’è che hai deciso di accettare questa intervista per il mio blog, visto che lo leggono solo i miei amici?
Perché per me è un onore far conoscere i miei lavori e le mie opinioni a te e ai tuoi amici! Grazie infinite per questo spazio!


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domenica 15 novembre 2015

Le interviste (2) - Antonella Damato (poetessa)

LE INTERVISTE (2)
ANTONELLA DAMATO (POETESSA)

(intervista a cura di Matteo Pugliares)
Oggi,  sono in compagnia di Antonella Damato, autrice (con lo pseudonimo Krinto Sida) di “Parole Precipitate” pubblicato da Edizioni Creativa.
Ciao Antonella, benvenuta nel mio blog. Ti va di presentarti?

Si, con molto piacere, Grazie Matteo e un saluto a tutti i lettori del blog. Il mio nome è Antonella, ho 33 anni e sono originaria della Puglia. Come si evince anche dal genere letterario che rappresento, ovvero la poesia, la mia vita è tutto un “va dove ti porta il cuore”, infatti cinque anni fa mi sono trasferita a Trieste per seguire l'amore della mia vita, l'uomo che ho sposato. Sono una persona molto creativa, curiosa, solare ed entusiasta e prendo sempre la vita con molta allegria.

Hai scritto la silloge poetica “Parole Precipitate”. Ce ne parli?
Parole Precipitate è una raccolta di poesie che suggella l’evoluzione verso  l’ età adulta, nella consapevolezza del proprio corpo, della natura, dell’origine del suono e della scrittura, come un vero e proprio rito di passaggio.
Ogni lirica compone accanto alle altre  - nella loro circolarità - un Romanzo di Formazione e propone in sé un ritmo autonomo, mai banale, alla ricerca del suono perfetto, della parola perfetta, dell’immagine intatta della memoria.
Memoria: questo è il tema ricorrente. L’autrice vuole scattare quella fotografia dell’anima prima che muti, per poi avere tempo e spazio per assaporare e comprendere la successiva.
La natura, le stagioni sono metafore del corpo che si trasforma, dell’intensità dell’amore di una vita agli esordi.
In Parole Precipitate non esiste un protagonista, non ci sono eroi, ci sono solo persone che vivono il miracolo della vita,  esseri che brillano solo di luce, galassie di elementi naturali, frasi incidentali sullo spartito musicale di ogni giorno… c’è proprio tutto quello che ci circonda e che vedremmo, se solo avessimo voglia di aprire meglio gli occhi.

Perché hai scelto lo pseudonimo Krinto Sida?
Il nome  Krinto Sida è stato un illuminazione. Riflettevo sulla firma che ponevo alla fine di ogni poesia, ed ho iniziato a sviluppare la necessità di trovare un nome adatto che racchiudesse il senso della mia poetica. Le parole non sono mie, la natura è divina, miei sono gli occhi ed il modo di tradurre le emozioni. Per questo è nato il nome Krinto Sida, una sorta di acronimo che unisce il divino e l'umano. KRI di Kristos e NTO di aNTOnella e SI di Signore  con DA di DAmato.

Come e quando è nata la tua passione per la poesia?
Posso affermare che sia stata la poesia a scegliere me. Sin dalla tenera età ho sentito l'urgenza di comunicare e non appena ho imparato a scrivere è nata la mia prima poesia. La poesia è stata la mia prima forma di linguaggio - pensiero , un linguaggio ed un pensiero che ri–dimensionano (ridefiniscono la dimensione) e ridisegnano la realtà.

La poesia cosa può dire al mondo di oggi?
La poesia oggi ha il ruolo di preservare l'identità di ogni uomo, essa si offre alla comunità come Dono dell'Ascolto. La poesia ha uno scopo, ma solo nella dimensione del  simbolico, è capace di “evocare” (ogni lettore percepisce infatti la sua personale poesia). La poesia, infine, è la forma più pura di dialogo tra gli individui, è la parola attenta, la parola “cauta e pensata”, e questo comporta un risveglio intellettuale ed animico che può trasformare l'individuo e con esso l'intera società.

Progetti di “scrittura” per il futuro? Altri libri vedranno la luce?
Sicuramente, l'impulso alla scrittura è fortissimo ed oggi più forte che mai! Attualmente sto lavorando ad un romanzo,  il cui titolo provvisorio è “Lo spazio, il tempo e la bruma”. Inoltre sto curando la composizione di una silloge poetica in lingua inglese dal titolo “Signs, a collection of poems”.

Sempre a proposito di scrittura, quali generi preferisci? E quali autori?
Sono onnivora, leggo di tutto, anche se devo ammettere che ho una predilezione per le short stories, i racconti di fantasmi ed i thriller.
Per quanto riguarda i miei modelli letterari, sono totalmente affascinata dai poeti romantici per la loro personale visione della Natura.  Un altro pilastro letterario per me molto importante è Giacomo Leopardi, per il suo concetto di speranza e solidarietà.  Ed infine non posso non citare Eugenio Montale per l'idea di una scrittura che tende alla comunicazione fra gli esseri umani.

Per gli autori non è sempre facile trovare degli editori che fanno bene il loro lavoro. Ci parli del tuo rapporto con Edizioni Creativa? Come tutti gli scrittori in erba, anche io mi sono tuffata alla ricerca di una Casa Editrice che pubblicasse il mio libro di poesie. Chiaramente per me una condizione fondamentale era che questa Casa Editrice mi scegliesse a partire a determinati criteri, in base al fatto che avessi incontrato i loro gusti e sarebbe stato ancora meglio se io potevo riuscire ad interessare veramente l'editore dal punto di vista letterario.
Nella maggior parte dei casi non è stato così, finchè un giorno, prima di avere un contratto da firmare, ricevo la chiamata di Gianluca Ferrara, L'editore della Casa Editrice Edizioni Creativa, che vuole conoscermi, che parla con me cercando di capire quanto fosse profondo il mio desiderio e la mia volontà. Da quel giorno mi ritrovo ad oggi, felice della scelta che ho fatto e grata a Gianluca ed a tutto il suo staff.

Di là della scrittura, hai altri progetti?
Tantissimi: Innanzitutto vorrei una grande casa piena di bambini ed animali! Vorrei avere più tempo per viaggiare, per amare e più tempo da dedicare agli altri. Inoltre vorrei continuare a coltivare la mia passione per la musica. E a chi dice “ma non si può avere tutto” io rispondo “e perchè no?”
Infine, com’è che hai deciso di accettare questa intervista per il mio blog, visto che lo leggono solo i miei amici?
Anche se tu fossi l'unico lettore del tuo stesso blog, le mie parole non andrebbero sprecate! Mi piace pensare che qualcuno, un giorno forse, chissà, potrà ricordare queste mie parole e rifletterci su. Il Poeta è in ognuno di noi, è la nostra parte innocente , sensibile e coraggiosa al tempo stesso: Sta a noi permettergli di vivere e costruire una Nuova Umanità.


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mercoledì 11 novembre 2015

L'olio extravergine e pure biologico di fra' Matteo

L'OLIO EXTRAVERGINE E PURE BIOLOGICO DI FRA' MATTEO


Mmm… la notizia di queste aziende italiane che spacciavano un olio vergine per extravergine mi ha fatto pensare che, da idiota, continuo a mettere da parte l’olio utilizzato in cucina nell’attesa di portarlo in uno degli appositi contenitori in giro per il paese.
Che idiota, che stupido, che bip!
Adesso si che so cosa farne!
Contatterò al più presto Carapelli, Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Prima Donna, Antica Badia e lo passo a loro che hanno delle belle bottiglie già pronte all’uso che consentiranno il riverginamento del mio olio.
Oppure faccio tutto da me. Compro un po’ di bottiglie, stampo le etichette in tipografia e faccio il giro dei supermercati.
Ma ve l’immaginate la mia bella faccia su una bottiglia d’olio con la scritta “l’olio di fra’ Matteo” (naturalmente extravergine e pure biologico)?
Voglio proprio vedere se quel rompiscatole di Guariniello avrà qualcosa da dire.
Mmm… questa vicenda dell’olio mi fa pensare a certi politici. Quanti ce ne sono che si sono rifatti la verginità. E quanti ancora ce ne saranno…
Chi vuol capire, capisca!
(Matteo Pugliares)

venerdì 28 agosto 2015

Offerta speciale: tutto al 50%

OFFERTA SPECIALE: TUTTO AL 50%

Vi avevo detto che avevo 86 anni e, invece, ne ho 43
Vi avevo detto che peso 200 chili e, invece, peso 100 chili giusti giusti.
Vi avevo detto che  mi piace la lattuga e invece adoro le melanzane alla parmigiana.
Vi avevo detto che “L’Infinito” è una poesia di Manzoni e, invece, è di Leopardi.
Vi avevo detto che le mie sono maniglie dell’amore e, invece, sono un quadro di Botero.
Vi avevo detto che sono un legionario di Cristo e, invece, sono un frate cappuccino.
Vi avevo detto che facevo il ballerino e, invece, sono un cantante da doccia.
Vi avevo detto che leggo i libri di Moccia e, invece, divoro quelli di Bukowsky.
Vi avevo detto che mi piace Gigi D’Alessio e, invece, ho la discografia completa di De Andrè.
E, soprattutto…
Vi AVEVANO DETTO che il Jobs Act aveva creato 630.585 posti di lavoro e, invece, sono 327.758
Chissà quante altre cose vi hanno detto…
(Matteo Pugliares)
 

lunedì 13 luglio 2015

Le inchieste del Pugliares (n°2) - Storia e proprietà delle melanzane alla parmigiana.

LE INCHIESTE DEL PUGLIARES (N°2)
STORIA E PROPRIETA' DELLE MELANZANE ALLA PARMIGIANA


Centinaia, forse migliaia, o forse miliardi di siti e blog si occupano di alimentazione. Sarà capitato anche a voi di leggere articoli sulle proprietà quasi miracolose di frutta, verdura, bacche dai sapori orientali e simili, denigrando allo stesso tempo stili alimentari che comprendono frittura a iosa.
Il vostro pseudo giornalista d’assalto, ancora una volta, ha impiegato anni per fare ricerche, colloqui, interviste, esperimenti condotti personalmente per dare a Cesare quel che è di Cesare.
Andiamo per ordine.
Dopo infinite battaglie in cui gli storici si dividevano sull’origine delle melanzane alla parmigiana, sembra ormai accolta dai maggiori studiosi la tesi dello storico tedesco Franz Von Ciccia, docente di “Storia delle melanzane dal Medioevo ad oggi” presso l’Università di Amburgo, sostenuta attraverso il libro “Magna Mulincianen”, edito in Italia dalla “No diete Edizioni” col titolo “Storia delle melanzane alla parmigiana”.
Lo storico tedesco, attraverso lo studio delle fonti dirette, sostiene che la ricetta originale del famoso piatto, risale addirittura al Medioevo. Un antico testo del 1254 di tal Morello da Perugia, oltre che scrivere a futura memoria la ricetta, ne attribuisce l’invenzione (casuale in verità) al cuoco anonimo della famiglia nobiliare dei Conti di Vattelapesca.
Così scrive il Morello: “Adunque, lo cuoco insigne, dopo aver preparato lo piatto solito fatto con la solanum melangena (le melanzane ndr.) cruda, ricoperte dallo pomodoro, dallo basilico e dallo pecorino o parmigiano (tutti ingredienti che il cuoco aveva procurato nelle Indie ndr.), stava per inviarlo alli Conti che a tavola, vogliosi, attendevano lo piatto prelibato. Ecco che nello atto di consegna alla cammarera delli Conti, lo suo piede, di lui lo cuoco, inciampò sul manico della pignatta che giaceva sullo pavimento, piena di olio bollente (a quell’epoca l’olio bollente era usato dai cuochi per fare il pediluvio dopo una giornata di lavoro ndr.) e lo piatto vi s’infilò nel di dentro della pignatta, friggendo pietanza e piatto. O qual disgrazia, o qual disattenzione mortale. Lo cuoco tremante già pensava alla punizione delli Conti. Allo suo soccorso venne la cammarera che suggerirgli di portar lo piatto ugualmente, spacciandolo per invenzione nuova sua, di lui lo cuoco. Per breve farla, li Conti si alliccarono li baffi, sia lo Conte che la Contessa (la Contessa aveva i baffi più lunghi del Conte ndr.). Così naqque la novella ricetta che cotanta fortuna ebbe nello futuro”.
E sulle origini non ci sono più dubbi…
Queste sconvolgenti notizie non sono bastate alla mia sete di sapere. Volevo saperne di più e, d’accordo col Rettore dell’Università della Terza Età di Amburgo, propongo una serie di studi scientifici sulle proprietà terapeutiche delle melanzane alla parmigiana. Anni di rigorosi studi scientifici ed esperimenti cui, ribadisco, mi sono sottoposto io stesso, hanno dimostrato che la suddetta ricetta risulta efficace per combattere la psoriasi, la sindrome di Hunter, la perdita dei capelli, l’albinismo, i foruncoli, l’ipertensione e tutte le malattie dell’apparato digerente. Inoltre, il consumo regolare di melanzane alla parmigiana ha dimostrato uno sviluppo accertato di alcune facoltà come la lettura del pensiero, l’invisibilità, la produzione di raggi gamma e raggi fotonici, la bilocazione e il terzo occhio.
Ma l’esperimento più straordinario (ho assistito personalmente), senza dubbio, è stato quello di prendere 4 uomini, due ultraortodossi ebrei e due integralisti palestinesi dediti al terrorismo. Una prima coppia (un ultraortodosso e un terrorista) è stata invitata ad entrare da due porte diverse in una stanza. Dopo 3,4 secondi entrambi erano feriti a morte dai calci, pugni e morsi ricevuti dall’antagonista.
Una seconda coppia, invece, prima di essere introdotta nella suddetta stanza, è stata invitata a mangiare un piatto di melanzane alla parmigiana. Dopo 2,7 secondi, la sorpresa di tutti noi (scienziati e pseudo giornalisti) è stata davvero grande. Alla nostra vista sono apparsi i due uomini che in barba alle loro convinzioni precedenti, erompevano in un abbraccio lunghissimo, mentre alcune lacrime rigavano il loro volto, dimostrando che la frittura non è poi quel mostro che dipingono.
Non mi dilungherò ancora per raccontarvi altre decine di esperimenti effettuati. Solo vi anticipo che, visti i risultati, potrei anche decidere di condurre una nuova ricerca su altri miti alimentari da sfatare.
Infine, volevo anche dirvi… no scusate, devo tagliarla qui perché mi hanno chiamato per la cena: melanzane alla parmigiana.
(Matteo Pugliares)